mercoledì 31 luglio 2013

Pomigliano, chiarezza sulla Cigs

Abbiamo depositato un’interrogazione parlamentare a risposta scritta in Commissione, rivolta ai Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico affinché si faccia chiarezza sulle modalità di gestione ed erogazione della CIGS a partire dal mese di aprile 2013, adottate presso lo stabilimento FIAT G. B. Vico di Pomigliano d’Arco.

Un atto dovuto, a nostro avviso, al fine di verificare l’effettiva correttezza dei criteri di rotazione adottati dall’Azienda di Torino per la scelta dei gruppi di lavoratori sottoposti alla CIGS.

CIGS che, almeno per il momento, è applicata esclusivamente ai lavoratori assegnati alla cosiddetta Area C, mentre gli addetti alle Aree A e B beneficiano del tempo di lavoro pieno.

Obiettivo dell’interrogazione è principalmente quello di chiarire se e quali possano essere le strategie adottabili dalla FIAT e dal Governo nei prossimi mesi, in grado di portare ad un progressivo azzeramento del ricorso alla CIGS o comunque ad un utilizzo più equo della stessa, attraverso la distribuzione dei sacrifici inevitabilmente connessi all’impiego degli ammortizzatori sociali su di un numero più ampio di lavoratori, che comporterebbe una riduzione dell’impatto economico negativo sulle singole unità lavorative.

Il testo integrale dell'interrogazione è disponibile qui.

La rassegna stampa è disponibile qui.

martedì 30 luglio 2013

Una mia lettera al Direttore de' "Il Mattino" su "La Terra dei fuochi"

Pubblicata nell'edizione del 30 luglio 2013 - Il Mattino
Con il Dott. Antonio Marfella e con Lucia De Cicco

Egregio Direttore,
apprendo con non poca soddisfazione degli impegni seri e concreti che il Governo Letta sta assumendo nei confronti dei nostri territori, in materia di lotta alle ecomafie, ai roghi tossici di rifiuti ed allo smaltimento illecito degli stessi, fenomeni che, purtroppo, con sempre maggiore intensità – specie nel periodo estivo – interessano le aree poste al confine tra le province di Napoli e Caserta.
Sento di poter dire che le iniziative dei Ministri Orlando (istituzione di un pool di magistrati con l’obiettivo di costruire un’iniziativa legislativa tesa a sanzionare penalmente ed in modo più incisivo coloro i quali direttamente o indirettamente appiccano roghi tossici) e De Girolamo (potenziamento dei controlli delle aree dismesse, anche attraverso il ricorso al Corpo Forestale dello Stato) siano un buon viatico per un percorso che, in ogni caso, si è manifestato sin da subito lungo ed irto di ostacoli.
Quello dello smaltimento illecito di rifiuti in Campania ed il consequenziale fenomeno dei roghi tossici, infatti, presenta disparate criticità e necessita, a mio avviso, di un approccio multidisciplinare, con il coinvolgimento di una pluralità di attori istituzionali e nel contempo con l’utilizzo di una molteplicità di strumenti giuridici, amministrativi, sociali, culturali e politici.
Sul piano socio – culturale molto è stato fatto e tanto, ancora, c’è da fare: non è un caso, del resto, se il forte interessamento della politica che negli ultimi mesi si è fatta carico di questa vicenda, che definirei “nazionale” per tutte le conseguenze che comporta in termini di rischi per la salute, spesa sanitaria e dispendio e scempio di risorse ambientali, è stato senza ombra di dubbio sollecitato dalle fortissime pressioni provenienti dai mondi dell’associazionismo, del movimentismo e del civismo più disparato, che prima di tutti gli altri hanno saputo intercettare e comprendere gli effetti di una disastrosa e, speriamo non irreparabilmente, scellerata gestione del territorio, agevolata, negli ultimi venti – trent’anni, da un radicato sistema criminale e, nel contempo, dalla scarsa lungimiranza delle istituzioni, locali e nazionali.
Pare ora invertirsi la tendenza, sia per l’approccio che al problema sta avendo il Governo Letta, sia per una diversa presa di coscienza della politica stessa, che – in modo diffuso e trasversale – sembra abbia maturato il convincimento che la tutela, il presidio ed il rilancio del territorio e delle sue risorse, siano la strada giusta da percorrere – anche a prescindere da connotazioni partitiche – al fine di riconciliare i cittadini con i rispettivi rappresentanti istituzionali.

È in tale ottica che sin dall’inizio di questa XVII Legislatura, con il supporto sia delle associazioni ambientaliste che degli altri Colleghi Deputati, abbiamo promosso una serie di iniziative parlamentari (interrogazioni, mozioni ed interpellanze urgenti) tese a compulsare il Governo nel compiere quelle attività che in questi giorni stanno trovando, seppur parzialmente, attuazione.
Sul punto, sebbene con favore si debbano accogliere le proposte di inasprimento delle pene per chi commette reati ambientali (che andrebbero, ad avviso di chi scrive, assimilati in tutto o in parte a quelli di stampo mafioso e/o terroristico), è altresì opportuno non abbassare la guardia anche rispetto ad altre direttive da seguire per costruire un’efficace strategia di complessivo contrasto alle ecomafie, che passa necessariamente attraverso la costruzione di un tavolo interministeriale (Ambiente, Giustizia, Interni, Sanità, Politiche Agricole) che si occupi delle questioni di cui in premessa, la revisione e la riorganizzazione delle strutture e delle funzioni delle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale, la intensificazione delle attività di sensibilizzazione ed informazione della cittadinanza in capo alle Aziende Sanitarie Locali ed, infine, la stesura di un programma serio ed ampio di bonifica e recupero dei suoli inquinati.
Un coacervo di azioni, dunque, che, per quanto ovvio, non potrà che richiedere un coordinamento di tutti i soggetti coinvolti, istituzionali e non, del quale dovrà farsi carico la “politica” nei prossimi mesi.
Mesi nei quali, non sarebbe da considerarsi peregrina a priori – così come già richiesto formalmente al Governo nella mozione 1/00098 – l’ipotesi di dare spazio, nel presidio dei territori, all’impiego dell’esercito, accanto alle Forze dell’Ordine già attualmente impegnate in una lotta impari per estensione delle aree interessate dagli incendi e per la inafferrabilità degli autori dei roghi tossici: sarebbe questo – a mio avviso –  un segnale forte di vicinanza dello Stato ai cittadini ed al tempo stesso un messaggio inequivocabile ai criminali che deturpano la “terra dei fuochi”, che, mi auguro, il Governo possa prendere seriamente in considerazione in tempi rapidi e con il mese di agosto ormai alle porte.
On. Michela Rostan

Delegata Segreteria Nazionale del PD per il Forum Ambiente



mercoledì 24 luglio 2013

Il lavoro prima di tutto. Un impegno serio per dare prospettive ed un futuro agli LSU di Melito.


Ho rivolto al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali un’interrogazione a risposta scritta tesa ad ottenere chiarimenti da parte del Governo, rispetto alle scelte strategie che questo intende adottare per avviare una seria politica di stabilizzazione degli LSU. Non è più sostenibile, a mio avviso, la condizione di quelle tante e tanti lavoratori socialmente utili, che sempre più spesso sono impiegati negli Enti Pubblici per svolgere mansioni diverse e più impegnative rispetto a quelle per le quali dovrebbe essere utilizzati, il tutto senza ricevere, in cambio, un’adeguata retribuzione, un percorso previdenziale ed assistenziale tale da garantire loro un seppur minimo profilo pensionistico ed una prospettiva di stabilizzazione. A Melito di Napoli, tanto per citare la situazione del mio comune di provenienza, da quasi tre anni non si procede ad alcuna stabilizzazione degli LSU impiegati presso le sedi comunali, con la conseguenza che le 28 unità attualmente impegnate sono costrette a vivere una sistematica condizione di disagio. Giacché la stabilizzazione può avvenire, secondo la normativa vigente, attraverso il reperimento di risorse nazionali e regionali, ho chiesto al Ministro di promuovere ogni attività utilmente tesa alla stabilizzazione degli LSU e la convocazione di un tavolo tecnico con tutte le parti interessate (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, salute, Regione ed amministrazioni comunali), onde garantire il riconoscimento delle professionalità acquisite dagli LSU in funzione delle mansioni effettivamente svolte da questi ultimi negli anni addietro e la loro consequenziale stabilizzazione


mercoledì 17 luglio 2013

Sulla EAVBUS si faccia chiarezza il prima possibile

E’ indispensabile intervenire per garantire l’immediato ripristino del servizio di trasporto pubblico erogato dalla EAVbus nelle more in cui verranno ultimate le procedure di assegnazione della gestione della società da parte della Curatela Fallimentare.  Il pressapochismo e l’inadeguatezza della Regione nella gestione di questa fase così delicata non sono in alcun modo accettabili e stanno avendo ripercussioni negative, sia per i lavoratori della EAVbus, esasperati da un continuo stato di incertezza della propria condizione occupazionale, sia per l’utenza alla quale non viene più garantito il pieno diritto alla mobilità. E’ necessario, pertanto, che si acceleri sull’affidamento della gestione temporanea della EAVbus da parte della Curatela Fallimentare, e nel contempo, che la Regione si faccia carico di trovare soluzioni che nel lungo periodo siano in grado di scongiurare la interruzione dei servizi di trasporto pubblico e di assicurare stabilità e certezze ai lavoratori del settore.
Nel mentre ci sentiamo di rivolgere un appello ai lavoratori, affinché continuinino a dimostrare il senso di responsabilità che finora ne ha contraddistinto la condotta, così da garantire un indispensabile servizio di trasporto per migliaia di cittadini campani. Al tempo stesso, continueremo ad impegnarci nei confronti del Governo, affinché in tempi rapidi vengano reperiti i fondi necessari affinché il trasporto pubblico in Campania possa tornare ad essere funzionale ed efficace per i bisogni della cittadinanza. Ci auguriamo che diversamente da quanto fatto finora, anche la Regione intraprenda la strada della spesa efficiente e senza sprechi dei fondi regionali a disposizione per il trasporto pubblico.

Michela Rostan
Leonardo Impegno

Su Il Velino e su Julienews.

martedì 16 luglio 2013

Lotta alle mafie obiettivo prioritario



Su Ilvelino.it e su Julienews, alcune mie riflessioni relativamente alla riforma dell'art. 416 ter cp ed alla nuova giunta comunale di Melito.


lunedì 15 luglio 2013

Riparte il futuro. Contro la corruzione ed il voto di scambio politico - mafioso, la riforma dell'art. 416 ter cp ed il mio intervento in Aula






Grazie Presidente,

Onorevoli Colleghi,

ci apprestiamo, quest’oggi, ad approfondire, mi auguro in modo risoluto, un tema – quello della lotta alla corruzione ed allo scambio elettorale politico/mafioso – estremamente delicato e complesso, specie per il nostro Paese e per il momento storico, economico, sociale e politico che Esso sta attraversando in questi mesi.

Un approfondimento, che non può prescindere dall’acquisizione collettiva da parte di quest’Aula, della consapevolezza di quanto sia dilagante e distruttivo il fenomeno della corruzione, specie quella di stampo mafioso, nel nostro Paese.

Un fenomeno, quello della corruzione, che trova nel voto di scambio politico – mafioso, il suo più bieco e cinico strumento di attuazione.

È nel voto di scambio, che si concretizza la peggiore mortificazione di una democrazia e l’offesa più grave a ciò che uno Stato ed il suo Popolo dovrebbero, insieme, rappresentare.

Sia che l’utilità ottenuta in cambio dell’esercizio eterodiretto del proprio voto sia costituita da una somma di denaro, sia che essa assuma altra forma, è necessario colpire ed arginare in modo drastico tale fattispecie, e questo ancor di più quando sullo sfondo del voto di scambio si manifesta la grigia e maleodorante presenza di un ritorno di tipo “mafioso e distorto” dell’esercizio del consenso.

Di tanto, dovrà e sono sicura che così sarà, convincersi quest’Aula, anche a prescindere dai colori partitici e dalle appartenente politiche di ciascuno di noi.

Di tanto, la comunità che rappresentiamo è probabilmente già convinta e ferma, come emerso dall’ottimo lavoro svolto da Don Ciotti con Libera e con il Gruppo Abele, ai quali va il mio ringraziamento per l’impegno profuso.

Un ringraziamento che rivolgo anche ai Colleghi della Commissione Giustizia che in modo rapido e credo molto efficiente e funzionale, hanno licenziato il testo che oggi è posto all'esame dell'Aula.

Nel periodo forse più difficile che stiamo attraversando, l’opinione pubblica italiana avverte, a mio avviso, il bisogno di ricevere, da chi ha l’onere e l’onore di rappresentarla in Parlamento, prove tangibili di lotta alla corruzione ed al tempo stesso di ricostruzione di un elevato profilo morale ed etico della politica.

"Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese e le dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce". Questo è quanto ha affermato recentemente il Presidente della Corte dei Conti.


La corruzione, nelle più disparate forme in cui essa si presenta e, quindi, anche nel voto di scambio politico – mafioso, in Italia vale circa 60 miliardi di euro l'anno.

Una cifra da capogiro, una stima impressionante che, abbinata alle forme che via via assume nel nostro Paese la criminalità organizzata che ne fa uso, rende improcrastinabile un intervento ed una reazione forti da parte dello Stato.

In questo scenario, per un approccio serio e completo al problema che ci occupa, è necessario, a mio avviso, un esame del ruolo e della funzione che negli ultimi decenni hanno assunto le mafie nel nostro Paese.

Non siamo più di fronte a semplici organizzazioni criminali, bensì siamo innanzi a veri e propri sistemi di potere, che hanno avuto la capacità di sprovincializzarsi, di diffondersi all’estero, di compenetrarsi nelle istituzioni, nello Stato, negli Enti Locali, anche attraverso quel voto di scambio politico – mafioso che oggi ci occupa.
È una mafia, quella moderna, che si caratterizza per un rapporto peculiare che l’organizzazione mafiosa intrattiene con il territorio e l’autorità politica. L’uso della violenza, infatti non è più fine a se stesso, ma è strumentale all’instaurazione di un controllo del territorio sempre più totalizzante, che porta il “sistema mafioso” fino quasi a sostituirsi allo Stato nell’esercizio delle sue funzioni, quali la gestione dell’economia, il mantenimento dell’ordine, l’amministrazione della ‘giustizia’.

Questo stesso potere si traduce al contempo nel controllo di risorse politiche fondamentali – il voto – che consentono alle mafie di porsi come interlocutori della politica, affiancando (o sostituendo) alla logica della contrapposizione quella dello scambio, del ricatto, dell’infiltrazione, il tutto finalizzato alla gestione diretta e/o indiretta delle risorse destinate dallo Stato alle nostre comunità.

Questo fenomeno, purtroppo, ha trovato terreno fertile nel quale attecchire, specie nel Mezzogiorno d’Italia, specie in quelle terre più sofferenti, soprattutto a partire da quegli anni Sessanta – Settanta, durante i quali il Meridione ha perso il decisivo treno del rilancio economico, alla cui assenza, purtroppo, ha fatto da contraltare la diffusione di un sempre più crescente arretramento sul piano sociale.

Un periodo, quello prima indicato, durante il quale le nostre regioni sono state destinatarie di risorse assolutamente straordinarie, la cui gestione, tuttavia, anche a causa di quella strisciante connivenza tra pubblico e criminalità organizzate, non ha mai portato al consolidamento strutturale di un percorso di sviluppo, bensì, al foraggiamento di localismi e clientelismi di vario genere, che hanno lasciato le regioni meridionali in una condizione di arretratezza insostenibile, oggi aggravata dalla crisi, dove malgoverno, commistioni e delinquenza trovano la loro più ampia diffusione.

Tutto questo, ha determinato la creazione di veri e propri governi mafiosi e paralleli dell’economia, della finanza pubblica, che si sono concentrati in alcune aree delle tre regioni meridionali più esposte a questi fenomeni, tra le quali, consentitemi una breve digressione personale, anche e soprattutto quell’area disgraziata posta al confine tra le province di Napoli e Caserta, feudo incontrastato della camorra, dei clan partenopei, di quella “Gomorra” raccontata da Saviano ed a tutti tristemente nota, che da decenni stritola e mortifica la mia comunità di provenienza ed un territorio nel quale, quotidianamente si assiste alla mortificazione della dignità umana, dei più elementari diritti civili e politici, ed ad una dilagante corruzione che consuma instancabilmente le già scarse risorse a disposizione della collettività, senza, in alcun modo, consentire la costruzione di un futuro e di una prospettiva di sviluppo.

Le mie riflessioni, trovano, a mio avviso, conferma nelle vicende che hanno interessato dapprima molti comuni meridionali, sciolti per mafia o camorra.

Vicende, che, al tempo stesso, iniziano ad interessare anche il Settentrione, nel segno di una malavita che tende a spostarsi e ad ampliare il proprio raggio d’azione.

Un condizionamento a mio avviso insostenibile, inaccettabile ed intollerabile sotto ogni punto di vista.

E la riforma dell’art. 416 ter cp, che ci apprestiamo – mi auguro in tempi brevissimi – a varare è un primo segnale che quest’Aula deve dare all’esterno.

Si tratta di una riforma a mio avviso indispensabile, per dare forza ad una norma che, altrimenti, sarebbe rimasta monca e, pertanto, inefficace.

Troppe, tante, sono le utilità che oggi possono essere oggetto di voto scambio politico – mafioso.

Appalti, consulenze, incarichi, autorizzazioni, concessioni.

Tutti atti pubblici che spesso per i singoli appartenenti alle organizzazioni criminali di stampo mafioso – camorristico possono avere un valore inestimabile, essere oggetto di voto di scambio politico – mafioso e rappresentare una contropartita ben più preziosa di una semplice somma di denaro.

Ben venga, dunque, il giusto ed opportuno completamento della dizione dell’art. 416 cp ter che, diversamente, sarebbe rimasto confinato, nella sua applicabilità, alle sole ipotesi di trasferimento di denaro in cambio del voto, ipotesi, evidentemente, non facilmente rintracciabili, individuabili e nella stragrande maggioranza dei casi, difficilmente perseguibili, proprio perché ad esse sono subentrate quelle fattispecie più complesse di cui parlavo poc’anzi.

Una modifica normativa che sento ancor più necessaria ed indispensabile per ridare la giusta dignità alla libertà nell’esercizio del diritto di voto, specie in quelle terre del Mezzogiorno, dove l’esercizio libero e non condizionato del voto è sistematicamente messo a rischio da una pluralità di concause, a prescindere dalla corruzione.

È per tutto questo, dunque, che ho aderito alla proposta di modifica dell’art. 416 ter cp.

Un uomo dello Stato, delle Istituzioni, esempio di vita e di onestà, specie per tanti giovani come me e come gli altri Colleghi che al tempo della strage di Capaci erano ancora adolescenti, Giovanni Falcone, affermava che: Bisogna rendersi conto che la mafia è un fenomeno terribilmente serio e grave, e che va combattuto non pretendendo l'eroismo di inermi cittadini, ma coinvolgendo nella lotta le forze migliori delle istituzioni".

La riforma che ci apprestiamo a varare va, a mio avviso, nella direzione di elevare il livello di preservazione di quelle Istituzioni nel cui coinvolgimento credeva fortemente Giovanni Falcone.

Una riforma che, tuttavia, non può che essere l’inizio di un percorso di lotta alla corruzione ed al tempo stesso di reimpiego di tutte quelle risorse che potremo liberare, sottraendole al malgoverno determinato dal voto di scambio politico – mafioso e destinandole al riscatto sociale ed economico di quei territori e di quelle fasce di popolazione disagiate che potranno essere così, al più presto, libere di vivere ed esercitare democraticamente il proprio diritto di voto e la propria libertà di autodeterminazione politica.

Wolfgang Goethe diceva che “La legalità è libertà”.

E questo principio, questo bisogno di legalità, trovano nell'affermazione e nella tutela della libertà del voto la loro massima espressione e noi dobbiamo, perciò, partendo da oggi, rendere questa libertà sempre più assoluta ed intoccabile.

Michela Rosan

mercoledì 10 luglio 2013

Lavoratrici precarie del Comune di Giugliano. I Fondi P.A.C. come possibile risposta.

Oggi su "Il Mattino" trova ancora spazio la delicata vicenda delle operatrici sociali precarie del Comune di Giugliano.
Sarà opportuno lavorare soprattutto per il miglior utilizzo possibile dei Fondi Comunitari per la Politica di Azione e Coesione 2013 previsti per l' "ambito" di Giugliano.


martedì 9 luglio 2013

Se la "Terra dei Fuochi" arriva a Bruxelles...



Voglio ringraziare pubblicamente il Dott. Marfella e  Don Patriciello per l’impegno quotidiano che profondono nel contrastare quanto di grave accade ogni giorno nelle nostre terre. Sono convinta che bene abbiano fatto a portare all’attenzione della Commissione Europea per le Petizioni lo stato della situazione ambientale nella “Terra dei Fuochi”. Per risolvere i problemi che ci affliggono da oltre vent’anni, è necessario che l’opinione pubblica, anche della comunità internazionale alla quale apparteniamo, sia messa in condizione di conoscere, capire ed approfondire un tema che, sempre più, a mio avviso, assume dimensioni quantomeno “nazionali”. Si tratta di una vicenda – quella dei roghi e degli sversamenti tossici nelle province di Napoli e Caserta – così complessa, che solo una strategia congiunta di tutte le Istituzioni, da quelle Comunitarie a quelle Locali, passando per quelle Nazionali e Regionali, può affrontare in modo risoluto, efficiente ed efficace.

lunedì 8 luglio 2013

Oggi incontro con la Commissione Straordinaria del Comune di Giugliano per la questione delle lavoratrice precarie dei servizi sociali.

Credo che l'incontro avuto quest'oggi con la Commissione Straordinaria del Comune di Giugliano per la questione delle lavoratrici precarie dei servizi sociali sia stato estremamente utile. La questione è particolarmente delicata, ma mi pare che la via – obbligata – scelta dal Comune sia la sola, almeno per il momento, indicata per garantire livelli occupazionali minimi, trasparenza nelle selezioni e, nel contempo, giusta valorizzazione delle professionalità presenti sul territorio. 
Lavoreremo nelle prossime settimane, con la Commissione ma anche e soprattutto con le lavoratrici coinvolte nella vicenda e con le forze sindacali che vorranno dare il proprio contributo, affinché, oltre a garantire il massimo sforzo da parte del Comune nell’impiego delle proprie risorse destinate alle politiche sociali e previste dal Piano Sociale di Zona, l’Amministrazione possa operare al meglio ed efficacemente per non perdere il treno dei fondi comunitari previsti del Piano per l’Azione e la Coesione 2013, che potrebbero rappresentare un’importante risorsa da mettere a disposizione della Comunità Giuglianese, per avere servizi sociali più efficienti e nel contempo garantire più alti livelli occupazionali nel settore delle politiche sociali. Ogni soluzione che possa dare risposte alla questione sociale ed occupazionale del Comune di Giugliano, dovrà essere e sarà sicuramente presa in considerazione.

Su Teleclub Italia una mia breve intervista prima dell'incontro.

venerdì 5 luglio 2013

Tutelare il "Made in Italy" attraverso maggiori controlli sulle filiere di produzione.


Ho aderito con convinzione alla Proposta di Legge depositata in materia di contrasto alla contraffazione dei prodotti agricoli tipici locali e difesa del ‘Made in Italy’. 

La tutela dell’ambiente, la valorizzazione delle nostre terre, il rilancio della nostra economia, specie nel Mezzogiorno ed in Campania, sono tutte questioni prioritarie la cui soluzione passa da un’unica via, che è quella della salvaguarda della qualità e della genuinità dei nostri prodotti.

Occorre, a mio avviso, adottare un sistema di norme che, in modo armonico, siano in grado di assicurare rigidità nel contrasto alla contraffazione e trasparenza ed intelligibilità delle filiere di produzione regionali. Con la Proposta di Legge in materia, si potrà attivare una diversa e più stringente disciplina di contrasto alle frodi, la difesa del ‘Made in Italy’ a tutela di operatori e consumatori e la conseguente valorizzazione dei prodotti tipici locali, attraverso più serrati controlli ed azioni di certificazione. 

Il mio auspicio è che presto tali norme possano trovare consenso in Parlamento ed attuazione nel mercato”.

Rassegna stampa

mercoledì 3 luglio 2013

Più lavoro e meno parole. Questo è quello che penso sulla "Terra dei Fuochi".


Oggi sul Corriere del Mezzogiorno, sono state riprese alcune mie riflessioni sulle polemiche scaturite dopo le dichiarazioni del Ministro Lorenzin e dopo il decesso prematuro del piccolo di Capodrise, colpito da un male purtroppo incurabile.

Sono dell'avviso che il lavoro da fare per affrontare questa strage quotidiana sia talmente tanto, da non lasciare spazio e tempo per proclami e parole.