Pubblicata nell'edizione del 30 luglio 2013 - Il Mattino
Con il Dott. Antonio Marfella e con Lucia De Cicco |
Egregio
Direttore,
apprendo
con non poca soddisfazione degli impegni seri e concreti che il Governo Letta
sta assumendo nei confronti dei nostri territori, in materia di lotta alle
ecomafie, ai roghi tossici di rifiuti ed allo smaltimento illecito degli
stessi, fenomeni che, purtroppo, con sempre maggiore intensità – specie nel
periodo estivo – interessano le aree poste al confine tra le province di Napoli
e Caserta.
Sento
di poter dire che le iniziative dei Ministri Orlando (istituzione di un pool di
magistrati con l’obiettivo di costruire un’iniziativa legislativa tesa a
sanzionare penalmente ed in modo più incisivo coloro i quali direttamente o
indirettamente appiccano roghi tossici) e De Girolamo (potenziamento dei
controlli delle aree dismesse, anche attraverso il ricorso al Corpo Forestale
dello Stato) siano un buon viatico per un percorso che, in ogni caso, si è manifestato
sin da subito lungo ed irto di ostacoli.
Quello
dello smaltimento illecito di rifiuti in Campania ed il consequenziale fenomeno
dei roghi tossici, infatti, presenta disparate criticità e necessita, a mio
avviso, di un approccio multidisciplinare, con il coinvolgimento di una
pluralità di attori istituzionali e nel contempo con l’utilizzo di una
molteplicità di strumenti giuridici, amministrativi, sociali, culturali e
politici.
Sul
piano socio – culturale molto è stato fatto e tanto, ancora, c’è da fare: non è
un caso, del resto, se il forte interessamento della politica che negli ultimi
mesi si è fatta carico di questa vicenda, che definirei “nazionale” per tutte
le conseguenze che comporta in termini di rischi per la salute, spesa sanitaria
e dispendio e scempio di risorse ambientali, è stato senza ombra di dubbio
sollecitato dalle fortissime pressioni provenienti dai mondi
dell’associazionismo, del movimentismo e del civismo più disparato, che prima
di tutti gli altri hanno saputo intercettare e comprendere gli effetti di una
disastrosa e, speriamo non irreparabilmente, scellerata gestione del
territorio, agevolata, negli ultimi venti – trent’anni, da un radicato sistema
criminale e, nel contempo, dalla scarsa lungimiranza delle istituzioni, locali
e nazionali.
Pare
ora invertirsi la tendenza, sia per l’approccio che al problema sta avendo il
Governo Letta, sia per una diversa presa di coscienza della politica stessa,
che – in modo diffuso e trasversale – sembra abbia maturato il convincimento
che la tutela, il presidio ed il rilancio del territorio e delle sue risorse,
siano la strada giusta da percorrere – anche a prescindere da connotazioni
partitiche – al fine di riconciliare i cittadini con i rispettivi
rappresentanti istituzionali.
È
in tale ottica che sin dall’inizio di questa XVII Legislatura, con il supporto sia
delle associazioni ambientaliste che degli altri Colleghi Deputati, abbiamo
promosso una serie di iniziative parlamentari (interrogazioni, mozioni ed
interpellanze urgenti) tese a compulsare il Governo nel compiere quelle
attività che in questi giorni stanno trovando, seppur parzialmente, attuazione.
Sul
punto, sebbene con favore si debbano accogliere le proposte di inasprimento
delle pene per chi commette reati ambientali (che andrebbero, ad avviso di chi
scrive, assimilati in tutto o in parte a quelli di stampo mafioso e/o
terroristico), è altresì opportuno non abbassare la guardia anche rispetto ad
altre direttive da seguire per costruire un’efficace strategia di complessivo
contrasto alle ecomafie, che passa necessariamente attraverso la costruzione di
un tavolo interministeriale (Ambiente, Giustizia, Interni, Sanità, Politiche
Agricole) che si occupi delle questioni di cui in premessa, la revisione e la
riorganizzazione delle strutture e delle funzioni delle Agenzie Regionali per
la Protezione Ambientale, la intensificazione delle attività di
sensibilizzazione ed informazione della cittadinanza in capo alle Aziende
Sanitarie Locali ed, infine, la stesura di un programma serio ed ampio di
bonifica e recupero dei suoli inquinati.
Un
coacervo di azioni, dunque, che, per quanto ovvio, non potrà che richiedere un
coordinamento di tutti i soggetti coinvolti, istituzionali e non, del quale
dovrà farsi carico la “politica” nei prossimi mesi.
Mesi
nei quali, non sarebbe da considerarsi peregrina a priori – così come già richiesto
formalmente al Governo nella mozione 1/00098 – l’ipotesi di dare spazio, nel
presidio dei territori, all’impiego dell’esercito, accanto alle Forze
dell’Ordine già attualmente impegnate in una lotta impari per estensione delle
aree interessate dagli incendi e per la inafferrabilità degli autori dei roghi
tossici: sarebbe questo – a mio avviso – un segnale forte di vicinanza dello Stato ai
cittadini ed al tempo stesso un messaggio inequivocabile ai criminali che
deturpano la “terra dei fuochi”, che, mi auguro, il Governo possa prendere
seriamente in considerazione in tempi rapidi e con il mese di agosto ormai alle
porte.
On. Michela Rostan
Delegata Segreteria Nazionale del PD per il Forum
Ambiente
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