lunedì 11 febbraio 2013

L’ITALIA GIUSTA – CHI NASCE IN ITALIA È ITALIANO


L’ITALIA GIUSTA – CHI NASCE IN ITALIA È ITALIANO

Il Partito Democratico, volendo invertire la rotta, ha intrapreso un percorso di forte discontinuità con il recente passato ed ha posto, al centro del proprio agire politico, il miglioramento della condizione di vita degli immigrati all’interno del nostro Paese, non soltanto attraverso la logica di un incremento dei profili di “mera assistenza” morale ed economica rivolti agli stessi, ma anche, ed aggiungo “soprattutto”, attraverso l’affermazione di un principio di civiltà, ovvero quello di riconoscere la possibilità, il diritto e la libertà di scelta dei figli degli immigrati nati in Italia, di essere “cittadini Italiani”.
Dobbiamo spiegare a quel pezzo di società italiana che ci sosterrà e ci farà governare il Paese, che la proposta del Partito Democratico non nasce per caso, non è uno slogan fine a se stesso, non è il titolo da dare ad un articolo di giornale, né tantomeno, un attentato alle nostre tradizioni ed alla nostra cultura, ma è il frutto di una presa di coscienza seria e concreta del fatto che tutte le problematiche, le difficoltà e le criticità connesse ai fenomeni immigrativi non possono trovare una soluzione idonea ed efficace solo – come biecamente e cinicamente previsto dalla Legge Bossi – Fini – attraverso la repressione, le espulsioni e gli ostacoli in ingresso.
Non è mortificando, perseguendo e sanzionando penalmente gli immigrati che in Italia troverà spazio un’equilibrata gestione dei flussi dei migranti e, del resto, è possibile avere prova immediata di tutto questo, scendendo in strada, laddove è possibile assistere a scene di disperazione, diseguaglianza ed ingiustizia, che vedono protagonisti, assieme, italiani e non, anziani e giovani, donne ed uomini.
Ed allora, qual è il punto?
Che dimensione assume il problema che insieme, noi, tutti, dobbiamo affrontare?
Innanzitutto, è importante avere contezza di alcuni dati.
Dati che non sono meri numeri, statistiche o quant’altro, ma persone, comunità, collettivi e realtà che contribuiscono nel bene e nel male a fare dell’Italia il Paese che è oggi.
Ebbene, negli ultimi 8 anni, il numero degli stranieri in Italia si è triplicato, passando da circa un milione e mezzo nel 2003, ai quattro milioni e mezzo nel 2012.
A questi, vanno aggiunti i circa seicentomila stranieri – senza permesso di soggiorno – che la Caritas stima di aver assistito negli ultimi 12 mesi.
In altre parole, secondo Enrico Giovannini (Presidente Istat), in Italia risiedono circa cinque milioni di immigrati, che quotidianamente, pur con le diversità e le individualità del caso, contribuiscono al P.I.L. italiano.
Cosa ci dice l’Istat. Solo questo? No. Purtroppo no.
L’Istat nel suo rapporto più recente, ha evidenziato anche altri aspetti, non meno significativi, della condizione di vita degli immigrati in Italia.
Ne voglio condividere tre.

Quelli che maggiormente colpiscono ed, a mio avviso, sono significativi:
  1. trattamento economico dei lavoratori stranieri che è mediamente – a parità di lavoro svolto – pari al 56% di quello riservato ad un lavoratore italiano; praticamente uno straniero guadagna la metà di un italiano, per il solo fatto di essere straniero!
  2. mentre tra i giovani italiani il tasso di abbandono scolastico supera il 13%, tra gli stranieri, il tasso di abbandono schizza oltre il 40%;
  3. nelle nostre scuole, se nell’anno scolastico 1994/1995 risultavano iscritti meno di 44mila stranieri, ovvero un valore inferiore di sei su mille, nell’anno 2010/2011 si è arrivati a circa 711mila, ovvero quasi 80 stranieri ogni 1000 iscritti.
Cosa ci dicono questi tre dati?
Ci dicono che, nonostante la tentata repressione della Legge Bossi – Fini, i flussi migratori diretti verso il nostro Paese, sia come destinazione di stabilizzazione che di mero transito, sono costantemente in aumento.
Ci dicono che, nonostante il razzismo normativo della Legge Bossi – Fini, i nostri figli, sempre più spesso crescono, maturano accanto ai nuovi italiani, ai figli degli immigrati, inevitabilmente assorbendo culture e tradizioni fino a qualche anno fa sconosciute.
Ci dicono, anche, che le diseguaglianze sono forti e, cosa ancor più gravi, ingiustificate perché legate a mere e pure discriminazioni razziali.
Questi dati ci impongono di proporre strategie di inclusione di ampio respiro.
Ed il Partito Democratico deve e può assumersi questo impegno e questa responsabilità alla quale solo un centrodestra miope, conservatore ed antieuropeista poteva sottrarsi.
Ed è una responsabilità che va necessariamente assunta in modo inclusivo, e tenendo dentro anche quelle etnie con le quali, purtroppo, nel nostro Paese si sono instaurate relazioni molto conflittuali e poco costruttive, come, per fare un esempio, quella ROM, che tendenzialmente associamo ad una visione negativa e che, diversamente da quanto fatto in passato, abbiamo il dovere di includere e coinvolgere in un processo di partecipazione, al pari di altre etnie più inclini e predisposte al dialogo.
Noi l’abbiamo fatto, lo facciamo oggi e lo faremo domani in Parlamento.
L’abbiamo fatto a Napoli, crocevia di culture, punto strategico del Mediterraneo, capitale dell’interscambio culturale e commerciale tra Europa del Nord, dell’Est e Nord Africa.
L’abbiamo fatto partendo dal Forum Provinciale per l’immigrazione che ho avuto la fortuna di presiedere e coordinare e che mi ha consentito di vivere una grande opportunità, ovvero quella di conoscervi, incontrarvi, e costruire una rete intercomunale che oggi conta tante associazioni, movimenti e collettivi pronti ad arricchirsi reciprocamente.
Lo stiamo facendo oggi, riportando al centro del dibattito politico napoletano il tema dell’immigrazione e della cittadinanza ai giovani nati da stranieri in Italia. Consapevoli del fatto che i vostri problemi sono anche i nostri, e che l’ITALIA GIUSTA che vogliamo costruire può e deve farsene carico.
Lo faremo domani, in Parlamento. 
Con Khalid, con tutti i nostri Deputati e Senatori, quando, al Governo del Paese, tra le prime proposte di legge che il Partito Democratico avanzerà, ci sarà quella a favore degli immigrati, con la quale predisporremo l’abrogazione del reato di clandestinità, il superamento degli attuali Cie, il prolungamento della durata dei permessi, la facilitazioni nei ricongiungimenti familiari.
E poi, una volta data la risposta ai bisogni urgenti, metteremo mano alla riforma dei decreti flussi per renderli più flessibili alle richieste del mercato del lavoro, agli ingressi per chiamata nominativa, agli ingressi per ricerca di lavoro dietro garanzia da parte di istituzioni (sponsor), alle liste di collocamento all'estero, al rafforzamento del reato di caporalato, al rinnovo dei permessi di soggiorno da affidare agli enti locali (e non più alle prefetture), alla riforma dell'attuale permesso a punti, all’estensione della sanatoria 2009 riservata a colf e badanti, alle regolarizzazioni ad personam, agli incentivi ai rimpatri volontari, al diritto di voto amministrativo, alla cittadinanza più veloce, alla creazione del Ministero per le politiche migratorie e di un'Agenzia per la programmazione dei flussi.
Ed alla fine, dopo che avremo fatto tutto questo, predisporremo un Codice Unitario delle Norme sull’Immigrazione.
Un unico testo legislativo riguardante gli stranieri non comunitari.
Una Costituzione nella Costituzione, perché ciascuno straniero, in Italia, possa, con facilità, chiarezza ed immediatezza conoscere i propri diritti, i propri doveri e comprendere le proprie libertà senza smarrirsi nella selva delle legge e delle leggine.
Ne siamo certi che se questa sarà la strada, l’Italia Giusta, sarà più giusta anche per gli immigrati.

Michela Rostan
Candidata alla Camera dei Deputati per il Partito Democratico