Care democratiche e cari democratici,
ho ritenuto opportuno focalizzare l'attenzione della mia seconda newsletter esclusivamente sulla vicenda del termovalorizzatore di Napoli - Est.
Sul punto, trascrivo il testo integrale di una mia lettera inoltrata alla stampa e ripresa da Il Velino e da Il Mattino, con la quale ho inteso trasferire alla cittadinanza la mia posizione al riguardo e le mie perplessità rispetto alla realizzazione di un impianto che, a mio avviso, potrebbe arrecare danni devastanti a tutta l'area a nord di Napoli, già vessata da anni di malgoverno.
NO AL TERMOVALORIZZATORE DI NAPOLI – EST.
L'AREA A
NORD DI NAPOLI HA GIÀ DATO TANTO, TROPPO.
NON
POSSIAMO PERMETTERE UN ALTRO SCEMPIO.
Nelle
settimane durante le quali si è infuocato il dibattito estivo tutto
incentrato sull'opportunità di realizzare o meno il
termovalorizzatore di Napoli – Est a Giugliano, nell'area della
vecchia centrale turbogas dell'Enel, ho mantenuto volutamente un
profilo basso e riflessivo.
Ho avuto
modo di discorrere ed incontrare, lontano da riflettori e cronisti e
di modo che la lucidità e la razionalità prevalessero
sull'emotività, gente comune, rappresentanti del mondo
dell'associazionismo e del movimentismo ambientalista, personale
medico particolarmente competente e, soprattutto, gli amministratori
locali dei comuni che compongono l'area a nord di Napoli.
Incontri e
relative riflessioni attraverso i quali mi sono convinta della totale
erroneità di una scelta politica e strategica adottata dalla Regione
Campania e dalla sua struttura commissariale che hanno, a mio avviso
con eccessiva superficialità, esaurito un percorso decisionale le
cui conseguenze sono e saranno potenzialmente in grado di
condizionare negativamente il futuro delle prossime generazioni e di
un territorio già martoriato sul piano ambientale, come pochi altri
in Italia.
Sarebbe
stato indispensabile, ad avviso di chi scrive, che il processo
decisionale conclusosi con la pubblicazione del bando a firma del
Commissario Carotenuto, venisse preceduto da accurate verifiche tese
ad acclarare “al di là di ogni ragionevole
dubbio” alcune circostanze che, ancora
oggi, benché l'iter per la realizzazione del termovalorizzatore sia
già ben avviato, destano non poche perplessità nell'intera
popolazione del giuglianese e non solo.
In relazione
a questa vicenda troppi sono gli interrogativi, alcuni dei quali
lasciano profondamente inquieti, rispetto ai quali la Regione non
sembra in grado, se non di fugare i dubbi, quanto meno di proferire
parola.
Perché
l'impianto deve essere realizzato per forza di cose a Giugliano in
Campania, comune già vessato dalla presenza di discariche abusive e
roghi tossici? Perché la provincia di Napoli dovrebbe ospitare due
impianti, mentre il restante territorio campano alcuno? Perché la
risoluzione del problema eco-balle deve necessariamente trovare
risposta nel loro incenerimento e non nella loro inertizzazione?
Perché non è possibile, eventualmente, procedere allo smaltimento
delle eco-balle in impianti già esistenti all'estero? Le eco-balle,
così come sono state impacchettate nel corso degli anni sono
effettivamente destinabili a processi di incenerimento? E se lo sono,
allora perché non destinarle altrove? Quale impatto economico,
sociale e sanitario avrà l'impianto sui cittadini di Giugliano,
Melito, Villaricca, Qualiano, Mugnano e Marano? E l'Unione Europea,
che troppo spesso viene tirata in ballo come spauracchio, è
inamovibilmente posizionata sulla scelta dell'incenerimento o è,
invece, interessata ad una soluzione del problema che sia
ecosostenibile?
Queste sono
le domande che si pongono i miei concittadini ed alle quali chi si è
assunto la responsabilità politica di una decisione così
importante, ad ogni livello, deve dare risposte chiare e nette, senza
le quali, non si può che esprimersi nettamente e contrariamente
rispetto alla realizzazione di un impianto che appare, piuttosto che
la soluzione all'endemico problema dei rifiuti in Campania, come una
stropicciata “pezza a colori” utile a pochi e disastrosa per
molti.
Domande e
riflessioni che avrebbero meritato ben altri momenti di confronto, di
concertazione e di approfondimento all'esito dei quali – ne sono
certa – non è da escludere che le scelte adottate sarebbero state
ben diverse.
Sarebbe
stato più opportuno, a mio avviso, prendere in seria considerazione
l'ipotesi di realizzare, prima ancora che un impianto di
termovalorizzazione, un impianto di tritovagliatura di scopo,
destinato esclusivamente al trattamento preventivo delle eco-balle,
utile a verificare preventivamente la effettiva natura del contenuto
delle stesse e la presenza al loro interno, da molti denunciata, di
rifiuti industriali e tossici, non più trattabili e/o comunque
inceneribili.
A ciò vi è
da aggiungere che una parte delle ingenti risorse che saranno
destinate alla realizzazione del progetto avrebbe potuto trovare
altro impiego, come, ad esempio, la costruzione di impianti di
compostaggio per completare effettivamente il ciclo della raccolta
differenziata nella provincia di Napoli, o, in alternativa, la
previsione di impianti di trattamento dei rifiuti industriali ed in
particolare dell'amianto, dei quali la Campania è totalmente
sprovvista.
Tali
strutture avrebbero potuto costituire l'incubatore di veri e propri
insediamenti industriali specializzati nel trattamento e nella
trasformazione dei rifiuti, in grado di assicurare sviluppo e lavoro
in condizioni di sostenibilità ambientale.
Ed allora,
se è vero, come è vero, che la Campania ha bisogno di ultimare il
proprio ciclo integrato per il trattamento dei rifiuti, è
altrettanto lapalissiano che la risposta a questa necessità non può
esaurirsi nella costruzione dell’impianto di incenerimento di
Napoli – Est, ma deve, viceversa, prospettarsi la realizzazione di
un programma virtuoso che guardi all’innalzamento delle percentuali
di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, che preveda strutture
idonee a trattare rifiuti industriali e tossici, che contenga rigidi
ed efficaci meccanismi di controllo della qualità e tipologie dei
rifiuti, che inneschi meccanismi virtuosi di recupero dei suoli
deturpati da roghi e discariche abusive.
Tutto
questo, al momento, spiace doverne prendere atto, manca.
Né, a mio
avviso, può farsi ricorso alla retorica litania del richiamo ai
precedenti ed ai “casi similari”.
Seppure
altre città italiane ed europee hanno optato per la realizzazione di
impianti di incenerimento e/o termovalorizzazione costruiti a
ridosso, se non addirittura all’interno dei centri urbani, non può
sottacersi il fatto che in quelle realtà – industrialmente
all’avanguardia – la collocazione degli impianti è stata
individuata sulla base di una valutazione complessiva che ha tenuto
nel dovuto conto la necessità di dare risposte sul piano del
trattamento dei rifiuti urbani in condizioni di ordinarietà e non
certo per incenerire oltre sei milioni di eco-balle esposte alle
intemperie da quasi quindici anni e contenenti tutto ed il contrario
di tutto.
È lecito
domandarsi come avrebbero reagito i cittadini viennesi o quelli
bresciani se gli impianti fossero stati realizzati dopo che i
rispettivi territori fossero stati bersagliati dall’apertura di
oltre quaranta discariche, da centinaia di roghi tossici, da
tonnellate di rifiuti scaricati abusivamente e senza alcun controllo?
Il quadro,
dunque, come è possibile rilevare, per rimanere in tema, è
piuttosto “fumoso” e vanno, pertanto, esplorate anche altre
soluzioni, quanto meno per consentire alla classe dirigente
espressione dei nostri territori, di poter adottare scelte, oltre che
giuste e corrette, di coscienza.
Ed è alla
luce di tutte queste considerazioni che, a prescindere
dall'appartenenza politica, dagli schieramenti partitici e dagli
interessi particolari, mi impegnerò nei prossimi giorni, accanto e
con chi condivide le mie stesse perplessità ed intende farsi
promotore di una battaglia di preservazione di un territorio,
attraverso il ricorso ai tanti strumenti che la nostra democrazia ci
mette a disposizione, per impedire la realizzazione di un impianto
che, a voler essere franchi, appare inopportuna, inadeguata e
potenzialmente disastrosa per un'intera comunità di donne ed uomini
che ha pagato e sta pagando ancora, sulla propria pelle, anni di
malgoverno della politica e malversazioni della criminalità le cui
conseguenze dovremmo impegnarci tutti a rimuovere, piuttosto che
aggravare.
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