Il testo della lettera:
Egregio Direttore,
condivido le perplessità
manifestate da Gian Carlo Caselli circa le polemiche infiammatesi all’indomani
dell’approvazione da parte della Camera, della nuova formulazione dell’art. 416
ter cp, norma che sanziona il voto di scambio politico–mafioso, fenomeno,
quest’ultimo, biecamente e capillarmente diffuso nel nostro Paese, con costi
economici e sociali straordinariamente alti. Una norma, il 416 ter cp, nata
sull’onda dell’emotività collettiva, suscitata dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio,
nelle quali persero la vita due straordinari servitori dello Stato, Falcone e
Borsellino.
Una disposizione partorita
male nella misura in cui persegue, nella sua attuale formulazione, solo le
ipotesi di passaggio di denaro in cambio di voti e, pertanto, palesemente inefficace
e non in grado di colpire tutte le altre utilità potenziali oggetto dello
“scambio” tra il politico ed il mafioso. È pacifico, infatti, che, oggi,
malaffare, criminalità organizzata e politica abbiano individuato ben altre
utilità attraverso le quali contrattare e distorcere il consenso: informazioni, appoggi, favori, concessioni, assunzioni,
autorizzazioni ecc., costituiscono elementi di scambio ben più redditizi di una
semplice somma di denaro. Forti di questa consapevolezza, quindi, abbiamo
sostenuto con convinzione, prima in Commissione Giustizia e poi in Aula, il
percorso di riforma dell’art. 416 ter cp.
Ferisce e preoccupa, dunque,
viste le aspettative, le speranze e le nobili motivazioni che hanno portato la
Camera ad approvare questa riforma, il possibile rallentamento della stessa all’approdo
in Senato.
Invero, parte delle
osservazioni sollevate da esponenti autorevoli della magistratura rispetto ad
un possibile arretramento dell’efficacia dell’art. 416 ter cp conseguente alla
sua riformulazione, presentano non pochi profili di attendibilità e di sicuro
interesse.
Altrettanto vero, però, è
che non possiamo correre il rischio di insabbiare nei meandri di un cammino parlamentare
potenzialmente tortuoso, un percorso riformatore che, seppur con modalità
sicuramente perfettibili, si è prefisso di dare maggior peso ad una norma che,
altrimenti, non avrebbe che ristretti margini di applicabilità, rispetto ad un
fenomeno, quello del voto di scambio politico – mafioso, dilagante e pressoché
inarrestabile.
L’auspicio, dunque, è che al
Senato la riforma possa essere oggetto di un confronto tra le forze politiche
franco, serio ed il più possibile contingentato nei tempi, per dare risposte a
quella parte maggioritaria del nostro Paese che crede fortemente nella legalità
delle Istituzioni democratiche e nella possibilità che il Parlamento possa,
quale articolazione dello Stato di diritto, essere in grado di mettere in campo
tutti gli strumenti necessari ad assicurare la libertà di autodeterminazione
politica del cittadino e la lotta alla corruzione.
On. Michela Rostan
Partito Democratico
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