venerdì 9 agosto 2013

La riforma dell'art. 416 ter cp: un'occasione da non perdere.



Il testo della lettera:

Egregio Direttore,
condivido le perplessità manifestate da Gian Carlo Caselli circa le polemiche infiammatesi all’indomani dell’approvazione da parte della Camera, della nuova formulazione dell’art. 416 ter cp, norma che sanziona il voto di scambio politico–mafioso, fenomeno, quest’ultimo, biecamente e capillarmente diffuso nel nostro Paese, con costi economici e sociali straordinariamente alti. Una norma, il 416 ter cp, nata sull’onda dell’emotività collettiva, suscitata dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio, nelle quali persero la vita due straordinari servitori dello Stato, Falcone e Borsellino.
Una disposizione partorita male nella misura in cui persegue, nella sua attuale formulazione, solo le ipotesi di passaggio di denaro in cambio di voti e, pertanto, palesemente inefficace e non in grado di colpire tutte le altre utilità potenziali oggetto dello “scambio” tra il politico ed il mafioso. È pacifico, infatti, che, oggi, malaffare, criminalità organizzata e politica abbiano individuato ben altre utilità attraverso le quali contrattare e distorcere il consenso:  informazioni, appoggi, favori, concessioni, assunzioni, autorizzazioni ecc., costituiscono elementi di scambio ben più redditizi di una semplice somma di denaro. Forti di questa consapevolezza, quindi, abbiamo sostenuto con convinzione, prima in Commissione Giustizia e poi in Aula, il percorso di riforma dell’art. 416 ter cp.
Ferisce e preoccupa, dunque, viste le aspettative, le speranze e le nobili motivazioni che hanno portato la Camera ad approvare questa riforma, il possibile rallentamento della stessa all’approdo in Senato.
Invero, parte delle osservazioni sollevate da esponenti autorevoli della magistratura rispetto ad un possibile arretramento dell’efficacia dell’art. 416 ter cp conseguente alla sua riformulazione, presentano non pochi profili di attendibilità e di sicuro interesse.
Altrettanto vero, però, è che non possiamo correre il rischio di insabbiare nei meandri di un cammino parlamentare potenzialmente tortuoso, un percorso riformatore che, seppur con modalità sicuramente perfettibili, si è prefisso di dare maggior peso ad una norma che, altrimenti, non avrebbe che ristretti margini di applicabilità, rispetto ad un fenomeno, quello del voto di scambio politico – mafioso, dilagante e pressoché inarrestabile.
L’auspicio, dunque, è che al Senato la riforma possa essere oggetto di un confronto tra le forze politiche franco, serio ed il più possibile contingentato nei tempi, per dare risposte a quella parte maggioritaria del nostro Paese che crede fortemente nella legalità delle Istituzioni democratiche e nella possibilità che il Parlamento possa, quale articolazione dello Stato di diritto, essere in grado di mettere in campo tutti gli strumenti necessari ad assicurare la libertà di autodeterminazione politica del cittadino e la lotta alla corruzione.
On. Michela Rostan
Partito Democratico

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