mercoledì 19 febbraio 2014

Lo chiamano fenomeno Neet, io la chiamo #emergenza sociale




Not in Education, Employment or Training. Li chiamano neet, e sono quei ragazzi che non studiano, non lavorano, non si formano, non cercano un’occupazione. In Italia sono circa due milioni, giovani e giovanissimi, spesso donne. Una popolazione in continuo, costante aumento.
Ci sono quelli che hanno una licenza elementare o un diploma di scuola media e si accontentano di piccoli lavori saltuari, spesso mal retribuiti e pagati in nero. Ci sono i diplomati, sfiduciati perché non sono riusciti a trovare un’occupazione stabile. Ci sono i laureati, rassegnati perché troppo avanti con gli anni o con competenze che non soddisfano i nuovi bisogni delle imprese.
Un esercito – cresciuto negli ultimi mesi di oltre 140 mila ragazzi e ragazze – in deficit di futuro e di fiducia, che vive i sintomi di una socialità mancata.
Le cifre fornite dall’Istat sono sconfortanti: in tre anni il tasso di disoccupazione giovanile è cresciuto di oltre quattro punti (oggi è al 25,4%) ed è superiore di quasi 6 punti rispetto alla media europea.
L’Italia e' il Paese dell'Eurozona con il maggior numero di giovani NEET.
Il problema vero è nel sistema lavoro nel suo complesso, che mostra i segni di una fragilità e di una sofferenza profonda: cresce il numero degli occupati, cala quello dei lavoratori a tempo indeterminato, diminuisce il numero dei disoccupati ma aumenta la popolazione inattiva in età lavorativa, la disoccupazione tende a cronicizzarsi e chi lavora lo fa con meno garanzie e minori tutele.
Tutto questo ha portato i giovani a vivere una crescente precarizzazione.
Questi ragazzi perdono la voglia di studiare o di cercare un’occupazione, rinunciando a un pezzo di futuro
Ci troviamo, dunque,  davanti ad una vera e propria emergenza sociale.
Attraverso il progetto  Amva-Neet, il governo Letta ha provato a dare una risposta a questa emergenza, mettendo a disposizione 10milioni di euro per tirocini in grandi Aziende, operazione che ha avuto un feedback talmente positivo da far esaurire in meno di un anno i fondi.  Si legge sul sito di Italia Lavoro “In data 8 agosto 2013, si informa che in ragione dell’elevato numero di richieste ad oggi pervenute, tali da esaurire i fondi disponibili, la data di chiusura dell'avviso, originariamente prevista per il 31 dicembre 2014, è anticipata al 30 dicembre 2013”. Un anno prima. Questo dimostra che i giovani hanno voglia di futuro, ma anche che i fondi non sono abbastanza.
Lo scorso 22 aprile la Commissione Europea ha approvato lo Youth Guarantee, ovvero la raccomandazione che detta le linee guida per risolvere le problematiche occupazionali che affliggono i giovani in tutta Europa. La Commissione ha fatto appello ai singoli Stati membri affinché s’impegnino a garantire, a tutti i cittadini sotto i 25 anni di età, un’offerta qualitativamente valida di lavoro, il proseguimento degli studi o l’accesso a un percorso.
Questo appello è stato accolto dal nostro Paese?
Abbiamo il dovere di  finanziare nuovi progetti e mettere i giovani nelle condizioni di costruire il proprio futuro.
Voglio impegnarmi affinchè si faccia il possibile per ridare ai giovani il diritto a un futuro migliore.

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