L’ITALIA
GIUSTA – CHI NASCE IN ITALIA È ITALIANO
Il
Partito Democratico, volendo invertire la rotta, ha intrapreso un
percorso di forte discontinuità con il recente passato ed ha posto,
al centro del proprio agire politico, il miglioramento della
condizione di vita degli immigrati all’interno del nostro Paese,
non soltanto attraverso la logica di un incremento dei profili di
“mera assistenza” morale ed economica rivolti agli stessi, ma
anche, ed aggiungo “soprattutto”, attraverso
l’affermazione di un principio di civiltà, ovvero
quello di riconoscere la possibilità, il diritto e la libertà di
scelta dei figli degli immigrati nati in Italia, di essere “cittadini
Italiani”.
Dobbiamo
spiegare a quel pezzo di società italiana che ci sosterrà e ci farà
governare il Paese, che la proposta del Partito Democratico non nasce
per caso, non è uno slogan fine a se stesso, non è il titolo da
dare ad un articolo di giornale, né tantomeno, un attentato alle
nostre tradizioni ed alla nostra cultura, ma è il frutto di una
presa di coscienza seria e concreta del fatto che tutte le
problematiche, le difficoltà e le criticità connesse ai fenomeni
immigrativi non possono trovare una soluzione idonea ed efficace solo
– come biecamente e cinicamente previsto dalla Legge Bossi – Fini
– attraverso la repressione, le espulsioni e gli ostacoli in
ingresso.
Non
è mortificando, perseguendo e sanzionando penalmente gli immigrati
che in Italia troverà spazio un’equilibrata gestione dei flussi
dei migranti e, del resto, è possibile avere prova immediata di
tutto questo, scendendo in strada, laddove è possibile assistere a
scene di disperazione, diseguaglianza ed ingiustizia, che vedono
protagonisti, assieme, italiani e non, anziani e giovani, donne ed
uomini.
Ed
allora, qual è il punto?
Che
dimensione assume il problema che insieme, noi, tutti, dobbiamo
affrontare?
Innanzitutto,
è importante avere contezza di alcuni dati.
Dati
che non sono meri numeri, statistiche o quant’altro, ma persone,
comunità, collettivi e realtà che contribuiscono nel bene e nel
male a fare dell’Italia il Paese che è oggi.
Ebbene,
negli ultimi 8 anni, il numero degli stranieri in Italia si è
triplicato, passando da circa un milione e mezzo nel 2003, ai quattro
milioni e mezzo nel 2012.
A
questi, vanno aggiunti i circa seicentomila stranieri – senza
permesso di soggiorno – che la Caritas stima di aver assistito
negli ultimi 12 mesi.
In
altre parole, secondo Enrico Giovannini (Presidente Istat), in Italia
risiedono circa cinque milioni di immigrati, che quotidianamente, pur
con le diversità e le individualità del caso, contribuiscono al
P.I.L. italiano.
Cosa
ci dice l’Istat. Solo questo? No. Purtroppo no.
L’Istat
nel suo rapporto più recente, ha evidenziato anche altri aspetti,
non meno significativi, della condizione di vita degli immigrati in
Italia.
Ne
voglio condividere tre.
Quelli
che maggiormente colpiscono ed, a mio avviso, sono significativi:
- trattamento economico dei lavoratori stranieri che è mediamente – a parità di lavoro svolto – pari al 56% di quello riservato ad un lavoratore italiano; praticamente uno straniero guadagna la metà di un italiano, per il solo fatto di essere straniero!
- mentre tra i giovani italiani il tasso di abbandono scolastico supera il 13%, tra gli stranieri, il tasso di abbandono schizza oltre il 40%;
- nelle nostre scuole, se nell’anno scolastico 1994/1995 risultavano iscritti meno di 44mila stranieri, ovvero un valore inferiore di sei su mille, nell’anno 2010/2011 si è arrivati a circa 711mila, ovvero quasi 80 stranieri ogni 1000 iscritti.
Cosa
ci dicono questi tre dati?
Ci
dicono che, nonostante la tentata repressione della Legge Bossi –
Fini, i flussi migratori diretti verso il nostro Paese, sia come
destinazione di stabilizzazione che di mero transito, sono
costantemente in aumento.
Ci
dicono che, nonostante il razzismo normativo della Legge Bossi –
Fini, i nostri figli, sempre più spesso crescono, maturano accanto
ai nuovi italiani, ai figli degli immigrati, inevitabilmente
assorbendo culture e tradizioni fino a qualche anno fa sconosciute.
Ci
dicono, anche, che le diseguaglianze sono forti e, cosa ancor più
gravi, ingiustificate perché legate a mere e pure discriminazioni
razziali.
Questi
dati ci impongono di proporre strategie di inclusione di ampio
respiro.
Ed
il Partito Democratico deve e può assumersi questo impegno e questa
responsabilità alla quale solo un centrodestra miope, conservatore
ed antieuropeista poteva sottrarsi.
Ed
è una responsabilità che va necessariamente assunta in modo
inclusivo, e tenendo dentro anche quelle etnie con le quali,
purtroppo, nel nostro Paese si sono instaurate relazioni molto
conflittuali e poco costruttive, come, per fare un esempio, quella
ROM, che tendenzialmente associamo ad una visione negativa e che,
diversamente da quanto fatto in passato, abbiamo il dovere di
includere e coinvolgere in un processo di partecipazione, al pari di
altre etnie più inclini e predisposte al dialogo.
Noi
l’abbiamo fatto, lo facciamo oggi e lo faremo domani in Parlamento.
L’abbiamo
fatto a Napoli, crocevia di culture, punto strategico del
Mediterraneo, capitale dell’interscambio culturale e commerciale
tra Europa del Nord, dell’Est e Nord Africa.
L’abbiamo
fatto partendo dal Forum Provinciale per l’immigrazione che ho
avuto la fortuna di presiedere e coordinare e che mi ha consentito di
vivere una grande opportunità, ovvero quella di conoscervi,
incontrarvi, e costruire una rete intercomunale che oggi conta tante
associazioni, movimenti e collettivi pronti ad arricchirsi
reciprocamente.
Lo
stiamo facendo oggi, riportando al centro del dibattito politico
napoletano il tema dell’immigrazione e della cittadinanza ai
giovani nati da stranieri in Italia. Consapevoli del fatto che i
vostri problemi sono anche i nostri, e che l’ITALIA GIUSTA che
vogliamo costruire può e deve farsene carico.
Lo
faremo domani, in Parlamento.
Con
Khalid, con tutti i nostri Deputati e Senatori, quando, al Governo
del Paese, tra le prime proposte di legge che il Partito Democratico
avanzerà, ci sarà quella a favore degli immigrati, con la quale
predisporremo l’abrogazione del reato di clandestinità, il
superamento degli attuali Cie, il prolungamento della durata dei
permessi, la facilitazioni nei ricongiungimenti familiari.
E
poi, una volta data la risposta ai bisogni urgenti, metteremo mano
alla riforma dei decreti flussi per renderli più flessibili alle
richieste del mercato del lavoro, agli ingressi per chiamata
nominativa, agli ingressi per ricerca di lavoro dietro garanzia da
parte di istituzioni (sponsor), alle liste di collocamento
all'estero, al rafforzamento del reato di caporalato, al rinnovo dei
permessi di soggiorno da affidare agli enti locali (e non più alle
prefetture), alla riforma dell'attuale permesso a punti,
all’estensione della sanatoria 2009 riservata a colf e badanti,
alle regolarizzazioni ad personam, agli incentivi ai rimpatri
volontari, al diritto di voto amministrativo, alla cittadinanza più
veloce, alla creazione del Ministero per le politiche migratorie e di
un'Agenzia per la programmazione dei flussi.
Ed
alla fine, dopo che avremo fatto tutto questo, predisporremo un
Codice Unitario delle Norme sull’Immigrazione.
Un
unico testo legislativo riguardante gli stranieri non comunitari.
Una
Costituzione nella Costituzione, perché ciascuno straniero, in
Italia, possa, con facilità, chiarezza ed immediatezza conoscere i
propri diritti, i propri doveri e comprendere le proprie libertà
senza smarrirsi nella selva delle legge e delle leggine.
Ne
siamo certi che se questa sarà la strada, l’Italia Giusta, sarà
più giusta anche per gli immigrati.
Michela
Rostan
Candidata
alla Camera dei Deputati per il Partito Democratico
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